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I.O.B.E

(Inside Of body Experience)

Racconto horror di Medeiros G. Dario

        Sono un semplice ragazzo che vive in un monotono posto di uno squallido paese fuori città.

       Vi avverto: ciò che sto per descrivere è un qualcosa di terrificante. Un qualcosa che non lascia spazio alla descrizione dei miei caratteri somatici o comportamentali. Un qualcosa che non lascia spazio al racconto degli avvenimenti della mia vita, ma che esalta la sola descrizione della mia paura.

      Molte volte mi sono chiesto quanto sia vero ciò che vedo quando il sonno abbraccia il mio essere e lo trasporta altrove. Che siano solo immagini create dalla perfetta macchina chiamata cervello, oppure un qualcosa di più? Qualcosa che esiste e al contempo è irraggiungibile, che fa parte della nostra esistenza ma è celato da un’esile mano invisibile, che conosce tutto di te più di quanto tu sappia di te stesso, che emerge nel momento in cui la nostra psiche sta per crollare su sé stessa o che ci mostra ciò che più amiamo e ci aggrada…

     

      È stato inevitabile. Abbiamo paura di tutto ciò che abita il mondo a noi estraneo senza sapere che la creatura più orrida che esiste, la quale esalta le nostre più languide angosce, vive proprio dentro di noi.

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        Queste sono le ultime righe della mia storia…

         Sono giorni che lo strano sogno ricorre, aggiungendo un nuovo tassello notte dopo notte.

         Per questo ho deciso di tenere questa sorta di diario.

       

         Inizia sempre allo stesso modo. Dalla strana sensazione embrionale di nulla assoluto, un vuoto che mi permea la testa isolandomi da tutto. Potrei dire, per definizione, che l’unica cosa che riconosco durante il sogno sia il buio.

Giorno 1:

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Ho passato le scorse giornate in preda all’angoscia e con una strana pesantezza, ma stanotte il sogno è continuato. La cosa mi eccita, ma al contempo mi insinua nelle interiora uno strano brivido di terrore. Riesumando il ricordo le mani mi tremano e il respiro si affanna, mentre fredde e codarde gocce di sudore mi bagnano la fronte. Sembrano passare ore mentre mi costringo, rassegnato, ad osservare quel vuoto come nelle notti passate di cui ho perso il conto. So, ormai inconsciamente, forse vinto dalla routine di quell’assurdità, quanto tempo manchi prima che il sogno termini. Ma nell’esatto istante che precede l’apertura degli occhi, posso giurare di sentire un rantolo. Percependolo come il mio stesso respiro. Un respiro graffiato, gutturale, che risuona nella gabbia toracica.

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Giorno 2:

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Pensavo di essermi sbagliato, riguardo al respiro; ma non appena ho chiuso gli occhi, questa notte, mentre il buio mi prendeva e mi avvolgeva, questo si è fatto risentire. Ho avuto il tempo di ascoltarlo attentamente. Un orrido rantolo. Rauco ed acuto. Fa eco tutt’intorno. L’ho dovuto ascoltare per tutta la notte, poiché è stata l’unica cosa che mi ha tenuto compagnia nell’umidità sconcertante di quel buio. Questa volta, seriamente, è stato un sollievo svegliarmi.

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Giorno 3:

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Erano giorni che non passavo una giornata tranquilla e quella di ieri è stata quasi gratificante. Questo mi ha portato a pensare che, una volta raggiunto il letto, il buio e il rantolo non sarebbero tornati. Ma non è stato così. Il buio si è plasmato con quello delle mie palpebre e il rantolo è venuto a tormentarmi. Ma questa volta, in più, ho percepito di avere un corpo stranamente ricurvo, rachitico, e senza arti superiori. Non appena ho capito di avere il controllo di quelle orride forme il panico mi ha assalito, e nel muovermi ho urtato oggetti contundenti svariate volte. Mia madre questa mattina ha giurato di aver sentito dei rumori durante la notte provenire dallo scantinato ormai inutilizzato. Così sono andato a controllare trovando delle vecchie cianfrusaglie sparse a terra, ma l’ho rasserenata dicendogli di aver trovato un ratto. Ed era vero. Forse anche il mio sogno è stato condizionato da quei suoni…

Giorno 4:

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Il mal di testa non accenna a migliorare oggi. Questa notte, nel sogno, oltre che a sbattere freneticamente contro ogni cosa, il mio malforme piede ha urtato contro un gradino che si è rivelato essere una scala. Così ho salito quei ripidi gradini, diretto chissà dove, perdendo più e più volte l’equilibrio. Lo spazio che vi era fra un gradino e l’altro sembrava destinato ad essere un oblio incessante. Il rantolo risuonava come macabre urla di dolore, come una pena inflitta per l’eternità destinata a cessare solo quando l’ultimo gradino fosse stato raggiunto… E raggiungendo la tanta agognata cima noto con profondo stupore che è sbarrata da qualcosa. Ed è lì che ho percepito un disgustoso senso animalesco pervadermi e prendere il sopravvento, battendo il cranio con tutta la forza contro ciò che non mi permetteva di passare. Tutta la notte. Al risveglio mi sono accorto che durante il sogno non ricordo nulla della vita reale. È come essere qualcun altro. Un perfetto sconosciuto.

Giorno 5:

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Penso di doverne parlare con qualcuno, ma la paura di essere preso per pazzo non me lo permette. Il sogno, sì sempre questo maledetto sogno come ogni schifosa notte, ricomincia sempre da capo. Il vuoto. Il rantolo. Il corpo. Le cianfrusaglie. I gradini. La sensazione animalesca. Le craniate sino a sentire le cervella colare giù dal viso e penetrare le cavità orali. E quella porta… che questa notte ha ceduto. Subito ho potuto riconoscere delle forme familiari nell’ombra. L’ombra della notte. Non sapevo dove mi trovassi. Ma avendo acquisito il senso della vista, curioso, ho preso ad esplorare ogni angolo inciampando ogni tre passi come se l’anca fosse montata al contrario e il corpo tendesse tutto a sinistra. E Dio non potete immaginare che vomitevole sensazione è quella di avere le ossa in subbuglio. Ho girato per tutta la notte, mentre sulla ruvida, putrida, e irregolare pelle strisciava un sinistro gelo. Trovando una nuova rampa di scale, a ridosso del risveglio, mi sono affrettato a salire. Giunto in cima i primi raggi del sole hanno illuminato di un tenebroso grigio il lungo corridoio delle camere da letto. Sapevo di dovermi sbrigare, poiché un senso immondo di fame prendeva spazio nelle interiora e la bava colava copiosa dalla lingua penzolante. L’intercedere diviene corsa e l’ultima porta viene raggiunta. Non ho braccia, quindi apro la maniglia afferrandola con le fauci. Sento lo scrocco scattare, la porta spalancarsi e sbattere. Mi sveglio di soprassalto mentre la porta, nella realtà, si sta spalancando realmente. Ho litigato con mio fratello, attribuendo a lui la causa dello scherzo…

Giorno 6:

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Questa notte il sogno, diversamente dalle notti precedenti, ha preso forma sulla cima della scala. Al contrario delle altre notti mi sento più calmo, una sorta di calma cieca e spietata. Ho fissato per molte ore la finestra giù in fondo, osservando luridi esseri assumere forme a me sconosciute e latrare versi che penetravano l’anima. Nel momento in cui ho mosso il primo passo ho sentito un senso di pesantezza pervadere la mia testa e annebbiare la mia vista, facendomi procedere quasi a tentoni. Ho sentito il mio corpo, l’estraneo corpo, voltarsi… ho sentito il dolore del cranio battuto più e più volte su una superficie, sino a rompere entrambi. La squallida fame prende nuovamente vita, e la bava cola come non mai. Sento lontane urla di terrore… la schiena piegarsi in avanti… le fauci aprirsi e chiudersi, aprirsi e chiudersi, aprirsi e chiudersi mentre qualcosa cola insieme alla bava. Qualcosa di viscoso e ferruginoso. Le urla man mano si allontanano, mischiandosi con l’orrido suono che deriva dalla mia mascella sino a svanire. Di nuovo quella finestra, e quegli esseri dalle strane forme. Ormai così familiari. I passi diretti verso di loro. Il sapore del ferro e lo stomaco sottosopra mi fanno venir voglia di piangere… più di quelle urla… ma devo sbrigarmi, perché sto per svegliarmi. Vorrei piangere come quando ero bambino, in attesa che qualcuno venga a soccorrermi e a strapparmi dalle grinfie di questo male interiore. Il cranio batte. Più forte che mai. Il dolore è lancinante. Il sapore della materia grigia riempie la mia bocca, ma ingoio anche quello. Spalanco la porta e mi sveglio. Finalmente lo vedo, e lui mi osserva… L’essere dalle immonde sensazioni e dalle imperscrutabili intenzioni si avvicina… forse ora mi sveglio… ma proprio mentre il mio cuore batte così forte da farmi quasi perdere i sensi capisco che è tutto vero… aiutatemi vi prego! Aiutatemi… Aiu…

Editing a cura di Valerio Arka

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